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Solfiti del vino, cosa sono e a cosa servono?

Solfiti del vino, cosa sono e a cosa servono?

Solfiti del vino, cosa sono e a cosa servono?

Solfiti e vino: se ne sente parlare spesso (anche in termini negativi), cerchiamo quindi di chiarire cosa sono e a cosa servono.
I solfiti sono sostanze naturalmente presenti nei cibi e vengono spesso utilizzati anche come conservanti per le loro proprietà antiossidanti e antimicrobiche. Già i romani utilizzavano lo zolfo per disinfettare i contenitori del vino!

La prima cosa importante da sottolineare è che nel vino i solfiti si formano anche naturalmente durante la fermentazione: i lieviti trasformano gli zuccheri del mosto in alcool e durante questo processo producono delle piccole quantità di solfiti. Possiamo quindi dire che non esistono vini totalmente privi di solfiti, ma piuttosto vini privi di solfiti aggiunti nelle successive fasi di vinificazione del vino.

I solfiti sono naturalmente presenti (anche in quantità assai più elevate) nella frutta secca, nell’uvetta, nelle albicocche e nelle prugne, nei gamberetti, nei legumi secchi, nelle patate, nel succo di limone. Vengono poi aggiunti nella maggior parte di prodotti confezionati e piatti pronti.

Nella fase immediatamente successiva alla vendemmia l’uso dell’anidride solforosa evita la proliferazione di batteri, ma il suo uso è ormai drasticamente ridotto grazie ad alcuni accorgimenti che sempre più le cantine adottano, come vendemmie notturne o nelle ore più fresche della giornata, raccolta manuale e in cassette con selezione dei grappoli, rapido trasferimento delle uve in cantina per la pigiatura.
Vista la loro funzione antiossidante, i solfiti vengono poi aggiunti al vino per stabilizzare il colore, mantenere gli aromi e la qualità nel tempo. Senza l’aggiunta controllata di solfiti, il vino rischierebbe di subire alterazioni durante l’invecchiamento e il trasporto. Attualmente è impensabile ottenere un vino longevo senza l’uso dei solfiti!

Nei vini bianchi la quantità di solfiti presente è maggiore rispetto ai vini rossi nei quali la presenza dei tannini assicura un effetto antiossidante.

I vini rossi possono contenere per legge fino a 150 mg/l, i bianchi e i rosati 200 mg/l, per quelli biologici i limiti scendono a 100 e 150 mg/l. È obbligatorio specificare la presenza di solfiti in etichetta se il valore supera i 10mg/l.
Le reazioni avverse ai solfiti sono frutto dell’ipersensibilità verso questa sostanza che però ricordiamo non è presente solo nel vino ma in una molteplicità di alimenti. Pertanto chi accusa mal di testa dopo aver bevuto vino dovrebbe soffrirne anche in seguito all’assunzione di molti altri cibi. Non è quindi immediata la correlazione solfiti del vino-malessere.

L’uso dei solfiti non va quindi denigrato, ma bisogna essere consapevoli della loro importanza, pretendendo comunque chiarezza normativa e impegno da parte dei produttori nel limitarne l’utilizzo per quanto possibile. Chi lavora bene in vigna e in cantina comunque non ha bisogno di eccedere nel loro uso.

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