San Felice
Bottiglie prodotte 1.200.000
Ettari a vite 210
Enologo Leonardo Bellaccini
La storia dell’Agricola San Felice inizia addirittura in epoca etrusca e a San
Felice sono legati passi miliari della storia enologica toscana.
Nel 1968 lancia Vigorello,
il primo Super Tuscan che stravolge le regole della denominazione, aprendo la strada a questa tipologia che grande successo avrà nel mondo, basti pensare al Sassicaia!
Nel 1969 nasce Il Grigio da San Felice, che si affermerà come vera e propria icona del Chianti. Nel 1978 nasce Poggio Rosso,
al tempo raro esempio di cru di Chianti Classico.
Negli anni ’70 con l’acquisizione da parte del gruppo Allianz si ha una ulteriore svolta qualitativa e
l’inizio di un programma di ricerca e valorizzazione del Sangiovese e delle uve autoctone. La volontà dell’azienda San Felice di recuperare e salvaguardare le uve autoctone dà vita alla fine degli anni ’80 a un progetto unico nel suo genere: il Vitiarium San Felice. Un vigneto sperimentale di 1,6 ettari, con 231 vitigni in cui vengono conservati
e mappati i DNA dei vitigni autoctoni toscani dimenticati. Lo studio e l’analisi dei patrimoni genetici ha permesso di individuare 30
varietà e di puntare alla riscoperta di alcuni vitigni, tra cui ad esempio il Pugnitello, che oggi viene coraggiosamente proposto in purezza.
La
capacità innovativa e la voglia di stupire di San Felice non si ferma mai. Nel 1982 l’azienda si amplia ulteriormente con l’acquisto della Tenuta Campogiovanni, 20 ettari sulle colline di Montalcino per la produzione del Brunello. Oggi
le proprietà si sviluppa su 250 ettari vitati nelle 4
tenute: San Felice a Castelnuovo Berardenga, nel cuore del Chianti Classico, Campogiovanni a Montalcino, Perolla nella Maremma toscana e la recente acquisizione della tenuta Bell’Aja a Bolgheri.